La compagine amministrativa molfettese non gode ottima salute, dopo gli avvisi di garanzia, che hanno portato alle dimissioni di un assessore e di un consigliere.
Avvisi di graranzia anche per il sindaco Minervini, che preferisce continuare a stare saldamente al suo posto, per via di una situazione grave dal punto di vista sanitario, come spiega in pubblico ai suoi consiglieri riuniti in Consiglio.
E' importante per scongiurare l'arrivo del commissario, secondo il nostro modesto avviso, ridisegnare la mappa (azzerare la giunta) e puntare al sodo.
E con gli uffici paralizzati (RAGIONERIA, EDILIZIA, LAVORI PUBBLICI), per gli avvisi a molti dirigenti, occorre anche lubrificare la macchina.
Un rimpasto sarebbe la cosa migliore, in attesa di tempi migliori. La verifica chiesta dal Pd molfettese, che non fa conferenze stampa ma preferisce mandare comunicati a destra e sinistra, e che con questa maggioranza forse non ha più niente da spartire, per le nuove connotazioni politiche e per le prese di posizione in sede di elezioni regionali (lontani da Emiliano e soci), non approderà a niente.
Il Pd deve fare una scelta.
O cambia registro e va all'opposizione o continua a stare con Minervini, con la dichiarazione pubblica dei suoi due consiglieri Piergiovanni e Facchini, che si dichiarano indipendenti. Minervini la sua maggioranza ce l'ha. Anche senza il Pd, e il neo consigliere regionale Saverio Tammacco lo sa benissimo, può andare avanti.
Non è il Pd che può mandare a casa il sindaco. Anche se si allea con l'attuale opposizione. Destra e sinistra non importa.
La maggioranza pro-sindaco (15 consiglieri su 25) si sfalda solo se Noi, Obiettivo Molfetta e il trio Amato-Spadaevcchia-De Nicolo decidono di mandare a carte e 48 tutta Lama Scotella per affidarsi al Commissario governativo.
Francesco Verdesca
in foto: il sindaco e a sinistra Piergiovanni, presidente del CC